Prosegue la serie dedicata a presentare i numeri. Identificato il messaggio e selezionati i dati da mostrare è il momento di lavorare i numeri. Ovvero decidere se le informazioni che abbiamo a disposizione sono già nella forma migliore per trasmettere la nostra idea o se è il caso di elaborarli.

Attenzione: modificare i numeri non vuol dire cambiarli a piacimento o fornire informazioni false! Se ad esempio la mia informazione è un valore di temperatura, poniamo 295K (295 Kelvin) potrei decidere di convertirlo in una scala più familiare al pubblico e a seconda del caso parlare di 22°C o 73°F. Non ho alterato la temperatura solo l’unità di misura con cui la presento.

Perché è importante lavorare i numeri?

Ci sono varie ragioni ma i motivi principali sono due: facilitare la comprensione del messaggio che vogliamo trasmettere ed aumentare l’impatto emotivo dei numeri stessi.

Prendiamo ad esempio questo supporto visivo presentato dall’amministrazione Obama:

gp_obama1

Il grafico mostra l’andamento del numero dei posti di lavoro persi negli ultimi mesi del periodo Bush (rosso) e subito dopo nei primi di Obama (blu). Il messaggio che si vuole trasmettere è che vi è stata un’inversione di tendenza, ed anche se ogni mese si perdono posti di lavoro la situazione migliora ed il saldo tende verso il positivo. Se invece di usare il numero mensile (come differenza fra nuovi posti meno posti persi) fosse stato usato il cumulativo di tali dati il risultato è decisamente diverso:

gp_obama2

Il primo grafico è più facile da comprendere e soprattutto comunica più efficacemente il messaggio del cambiamento. Mi preme sottolineare ancora che non si tratta di alterare la realtà, anche il primo caso mostra un andamento negativo, non lo nasconde, ma permette di comprendere meglio la progressione nel tempo verso una situazione migliore. Usando numeri assoluti, come nell’esempio fittizio a seguire, risulta molto più difficile cogliere visivamente l’inversione di rotta.

Come possiamo lavorare i numeri?

Nell’esempio sopra abbiamo visto che è possibile usare dati mensili (o di altre frazioni temporali) oppure dati cumulativi (o progressivi). È chiaro che non esiste una scelta migliore assoluta, a seconda del contesto sceglieremo la più opportuna. Vale la pena però fare alcune considerazioni generali, anche queste però poi dai rivalutare per ogni caso singolo. I numeri assoluti tendono ad avere un impatto maggiore specie quando sono comparabili ad una soglia psicologica. Ad esempio il debito pubblico italiano ha superato i 2.000.000.000.000 (duemila miliardi)  di Euro. Una cifra da capogiro. Viceversa valori non cumulativi permettono più facilmente di osservare la differenze fra ogni singolo periodo di misura e soprattutto visualizzano meglio eventuali trend di crescita o decrescita (differenziali).

Un’altra possibilità è quella di cambiare le unità di misura. Tornando all’esempio del debito pubblico italiano, 2.000 miliardi di euro sono una cifra enorme ma per alcuni poco quantificabile. Parliamo allora dell’aumento del debito. Nel 2014 è cresciuto di circa 79 miliardi nei primi 6 mesi. Cioè 13 miliardi al mese, 440 milioni al giorno, 18 milioni all’ora o 305 mila euro al minuto. Oltre 5.000 euro al secondo (calcoli approssimati).

Possiamo usare valori assoluti o valori percentuali. Il secondo caso è comune ad esempio quando vogliamo fare confronti con realtà non omogenee. Sempre mantenendo l’esempio del debito pubblico è evidente che usare i valori assoluti per confrontare paesi di dimensioni diverse rende assai difficile effettuare valutazioni. Meglio allora usare % rispetto al PIL, o pro-capite o magari, se lo scopo è analizzare il rischio, usare un valore % rispetto alla ricchezza delle famiglie.

In conclusione

In sostanza prima di usare in una presentazione dei numeri pensiamo a come lavorarli, ovvero in che modalità presentarli al nostro pubblico: assoluti, percentuali, incrementali, differenziali, periodo di misura, ….ecc.

Viste diverse della medesima realtà possono rendere più semplice la comprensione del messaggio da trasmettere, che è poi il motivo per cui vogliamo presentiamo dei dati.