Comunicazione non verbale: davvero fondamentale o sopravvalutata?

Qualche giorno fa ero al pronto soccorso (per mia figlia) e mentre aspettavo in sala d’attesa è arrivata una famiglia con una bambina abbastanza piccola, caduta dalle scale e tumefatta. Sul tavolino era presente un libro illustrato e la mamma cercava di intrattenere la figlia insegnandole a riconoscere i vari personaggi: Pluto, Topolino, Nonna papera e via dicendo. Sorprendentemente, almeno per la genitrice, la bambina si curava poco dei nomi. La conversazione tipo:

«Chi è questo?»

«È arrabbiato!»

«Sì, ma è Pluto.»

«…ed è arrabbiato.»

«Pluto, si chiama Pluto, e questa signora con la borsa verde?»

«E allegra»

«Nonna papera, non-na-pa-pe-ra, prova a ripeterlo»

«Guarda come sorride»

Cosa dice la scienza?

Sin dalla nascita i bambini hanno la capacità di riprodurre molte espressioni facciali degli adulti e, dopo alcuni mesi, di comprenderne i diversi significati. Sebbene la scienza stia studiando ancora molto per capire questo campo è abbastanza evidente che il nostro cervello sia estremamente efficace nel riconoscere i volti. Questa capacità non è solo nel trovare volti umani all’interno di un’immagine con altri oggetti, ma soprattutto, nell’identificare le informazioni associate. Queste vanno dall’età, sesso, se si tratta di una persona a noi nota, quali emozioni trasmette, fino ad arrivare ad associare un nome (se possibile). La velocità con cui siamo in grado di compiere queste operazioni è strabiliante e, secondo alcuni studiosi, usa aree del cervello specializzate.

Capire chi abbiamo di fronte, se sia un potenziale amico o nemico, se dobbiamo fidarci di lui o meno, è una capacità vitale che pratichiamo dalla notte dei tempi. È un processo in un certo senso semplice per noi, ed istintivo.

Le espressioni facciali (e corporali) non sono tutta la comunicazione non verbale, una parte importante. Come descritto da Mehrabian in una sua famosa ricerca sulla credibilità di un oratore quando parla di sentimenti o attitudini personali, la parte visiva ha un impatto del 55%. La parte vocale il 38% portando il totale delle componenti non-verbali al 93%.

Precisiamo

Attenzione, contrariamente a quanto ogni tanto leggo sui giornali o sento dire da business coach non è vero che le parole contano solo per il 7% in comunicazione. I risultati di Mehrabian sii applicano sono in alcuni contesti. Ad esempio, quando descrivi una soluzione che vuoi proporre ad un cliente, tali valori non sono in gioco.

La comunicazione non verbale rimane importante ed una componente dell’equazione, però può essere inferiore al 93%, anzi molto spesso. Quando la comunicazione vira verso la tua attitudine per quella soluzione, quanto ci credi e la proponi sinceramente ecco che la tua credibilità dipende non solo da cosa dici, ma soprattutto da come lo dici.

Cosa fare?

La vera sfida è che buona parte della comunicazione non verbale non è completamente controllabile. Se riusciamo ad alterarla, spesso otteniamo risultati controproducenti. Avrai già sentito dire che siamo in grado facilmente di distinguere un sorriso vero da uno fasullo. Lo stesso vale per molte altre componenti della comunicazione non verbale come: il tono della voce, la velocità a cui parliamo, il corrucci amento del viso, la postura e via dicendo. In sostanza per essere efficaci non bisogna imparare a raccontare le bugie in maniera credibile, la comunicazione non verbale ci tradisce. Invece dobbiamo lavorare per guadagnare sicurezza nel comunicare il nostro messaggio.

Come? Preparandoci e facendo pratica. Spesso, specie quando si tratta di parlare in pubblico, diventiamo nervosi. Non per il messaggio, ma per il contesto nel quale lo dobbiamo presentare. Questa tensione viene percepita dal pubblico attraverso la nostra comunicazione non verbale (e a volte anche quella verbale). L’audience però fa fatica ad attribuire questa insicurezza al contesto o al messaggio. Il risultato è diminuire la nostra efficacia, o sminuire la credibilità della nostra idea, per colpa di altri fattori come la paura di parlare in pubblico. Su questi si può lavorare, e si deve farlo.

La comunicazione non verbale è così importante?

Sì, la comunicazione non verbale è molto importante, non così tanto da rendere il contenuto ininfluente. Purtroppo però tendiamo a volte a sottovalutarla a scapito dei risultati.