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Addirittura un partito contro PowerPoint? L’articolo racconta di come in Svizzera sia nato un movimento per abolirne l’uso. Con tanto di cifre relative al «costo» delle presentazioni sia in termini di licenze software che di tempo perso.

Sta diventando un tema ricorrente. E non c’è da stupirsi. La «morte per PowerPoint» esiste, in senso lato. La maggior parte delle presentazioni hanno tutti i sintomi di cui si lamentano i nostri amici elvetici. Concordo quindi sulla patologia. Ne avevo già parlato sia per l’editoriale di Nancy Duarte sia al tempo dell’articolo su Repubblica. Ma soprattutto quando diversi media tradizionali avevano titolato “PowerPoint è morto” a seguito di una ricerca di John Sweller sull’inefficacia dei supporti visivi con troppo testo. Ho scritto un articolo a tal proposito Power Point è morto? e le stesse considerazioni valgono oggi.

Torniamo al partito anti-powerpoint. Concordo sul problema, non necessariamente sulla soluzione proposta. Al bando il software, si risparmia anche sulle licenze (ma esistono anche alternative come i PDF, Prezi, LibreOffice e altro ancora), e riprendiamo ad utilizzare la lavagna a fogli semoventi. Nulla in contrario al flip-chart. Ma sono convinto che possiamo tranquillamente continuare ad usare PowerPoint (o Impress, Keynote, …ecc). Solo dobbiamo farlo diversamente.

Come? Incominciamo a ideare la presentazione su carta. Non come sequenza di slide su PC ma come una storia, un percorso attraverso cui guidare il pubblico. Cosa vogliamo dire? Come lo vogliamo dire? Solo dopo affianchiamo dei supporti visivi, il cui scopo non è sostituirsi al nostro racconto ma solo dare esso un appoggio visivo. Quindi via il testo e utilizziamo immagini, mappe e grafici (se semplici).
E se qualcuno a dispetto di questi consigli o del partito anti-powerpoint ci vuole ancora propinare una di quelle presentazioni noiose? Come pubblico invochiamo il legittimo impedimento all’ascolto!