Questo è il primo post di una miniserie, 5 in tutto, su alcuni trend che vedo come importanti per questo 2012.
Come molto spesso accade non si tratta di novità assolute, a volte di un trend già in corso che esploderà nell’anno o di fenomeni già maturi ma che hanno ancora un peso ed una crescita forte nell’anno in corso.

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Nel mondo interconnesso le informazioni non hanno limiti di spazio e questo permette di collegare le persone in maniera più semplice, democratica ed anche efficace.

Il crowdsourcing è una naturale conseguenza. Con questo termine si identifica infatti la realizzazione di un prodotto (fisico o molto più spesso concettuale) da parte di una moltitudine di persone (crowd = folla) non correlate fra di loro e non appartenenti ad una stessa organizzazione. Per fare un esempio, forse il più celebre, possiamo citare Wikipedia*. Un’enciclopedia costruita grazie al contributo volontario di un milione e mezzo di persone il cui unico fattore comune è il progetto, l’idea che li unisce.

Nel mondo degli affari inizia a svilupparsi sempre di più. Sourcing qui è una contrazione di outsourcing ovvero la possibilità per le aziende (o organizzazioni) di cercare all’esterno competenze e capacità per la realizzazione di un progetto. Mentre convenzionalmente (outsourcing) questo viene affidato ad un’altra azienda nel crowdsourcing il lavoro viene assegnato ad una «folla» composta da individui non relazionati. Il grosso beneficio si ha quando ogni unità riesce a collaborare con gli altri ed a produrre costruendo sulla base del lavoro degli altri.

Per le aziende commerciali questo può essere un nuovo modo di outsourcing non tanto più economico, come a prima vista sembrerebbe, ma soprattutto più efficace. Le comunità di questo tipo infatti offrono più motivazione ed una selezione delle capacità migliori, che difficilmente si potrebbero trovare in un «fornitore tradizionale».

Ci sono campi in cui il crowdsourcing potrebbe dare dei risultati straordinari, penso alla ricerca farmaceutica ad esempio.

Altre applicazioni possono non essere esempi purissimi ma non per questo meno efficaci. Un settore dove molte società sono carenti è quello dell’assistenza post-vendita. Nel settore tecnologico è ancora più vero quando capita, e non di rado, che i clienti conoscano i prodotti dell’azienda meglio degli operatori del servizio clienti. In questo caso le comunità di utilizzatori sono in grado di fornire un supporto particolarmente valido, basta pensare all’open source.
Le aziende più lungimiranti sono quelle che lo hanno già capito e rivolgono attenzione a queste comunità fornendo loro gli strumenti migliori. Non si tratta di demandare in toto il servizio clienti ma di lasciare ad essa compiti che è in grado di svolgere meglio del proprio personale. Anche qui il beneficio principale da cercare non è il contenimento dei costi quanto offrire un servizio migliore ai propri clienti.

Le possibilità sono illimitate ed i più bravi e visionari saranno in grado di coglierle. E per dimostrarvelo vi lascio con questa presentazione in video. Volete vedere un esempio di come il crowdsourcing si possa applicare anche alla ricerca e sviluppo. Abitate in città e avete una finestra? Volete scoprire cosa vuol dire R&DIY? Tutte le risposte in questo brillante video 
(è possibile avere i sottotitoli in italiano scegliendoli in basso a sinistra)

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