Su tutti i giornali oggi capeggia la notizia della morte di Steve Jobs. In Internet poi ancor maggior risalto. Sicuramente un personaggio pubblico di grande risalto, non solo nel settore ICT, in particolare negli ultimi anni quando i prodotti da lui ideati, o almeno pensati, sono diventati familiari a quasi tutti noi.

Personalmente non sono mai stato un enorme fan di Steve e ancor meno dei prodotti Apple. Non ho (più) iPod, non ho mai avuto un Mac (un apple II milioni di anni fa), non uso OSX e il mio telefono è basato su Android. La politica di blindare i clienti non mi ha mai entusiasmato. Ma il comunicatore Steve Jobs sì. Molto. E ammiro anche la sua convinzione di voler lasciare «a dent in the universe».

Certo non sono l’unico. Era considerato uno dei più grandi corporate presenter al mondo. Secondo alcuni IL migliore in assoluto.

Le sue presentazioni rimangono e continuerà ad essere un ospite fisso, in video, nei miei corsi di public speaking. Il lancio del Mac è una presenza immancabile. Quasi sempre mostro anche la demo dell’iPhone 3G. A volte l’animazione relativa a iTunes o la presentazione del MacBook Air. O qualche spezzone dal lancio dell’iPhone. O dell’iPod.

Rimarranno come testamento per chi partecipa insieme a me a Successful Presentation per imparare ad essere più efficaci e soprattutto, come faceva lui, per aiutarci a portare le nostre idee e le nostre convinzioni nel mondo.

Per tutti il miglior ricordo di Jobs potrebbe essere il più che celebre discorso a Stanford. Vale sempre la pena riascoltarlo, ma soprattutto fare tesoro delle tre lezioni. Delle tre storie che volle condividere con il suo pubblico.

Quale tacca volete lasciare voi?