In passato ho parlato più volte della scuola, ad esempio qui traendo spunti per la formazione; questa di Ken Robinson è sicuramente una delle mie presentazioni preferite su questo tema.
Viaggiando a ritroso nel tempo nel mio terzo post del lontano 2006 (Risparmiate sulle suole), dicevo:
E nel post precedente (Perché facciamo le presentazioni) cosa c’era scritto?
Mi sono tornati in mente proprio oggi guardando questa bella presentazione di Diana Laufenberg. Contiene diversi spunti interessanti ma qui ne sottolineo uno. Diana ci ricorda che una volta si andava a scuola perché lì si trovavano le informazioni. Nei libri e nella testa dei professori. Oggi grazie a enciclopedie a casa e soprattutto internet non è più così. Chi fa la scuola deve capire che il mondo è cambiato e la scuola deve essere fatta in modo diverso: ad esempio con interazione, sperimentazione, partecipazione, …ecc.
Lo stesso vale esattamente per il mondo delle presentazioni. Si parla in pubblico non per trasmettere informazioni o dati, per quello c’è l’email, un PDF, un DVD o un sito. Lo si fa per relazionarsi con l’audience a livello umano. Per coinvolgerla. Per farle sperimentare o partecipare qualcosa che via mail non sarebbe altrimenti possibile.
Se la nostra presentazione si riduce ad un mero elenco di fatti, dati ed informazioni (peggio ancora presentati con una serie di elenchi puntati) è certo che la sua efficacia sarà minima. Se una volta si andava ad un seminario per ricevere informazioni oggi non è più così. Purtroppo molte presentazioni non si sono evolute. E purtroppo anche molte scuole.
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