Ieri ho avuto la fortuna di partecipare a Presentation Reloaded, l’evento Augmendy con ospiti Garr Reynolds, Nancy Duarte e Carmine Gallo (non considerando Marco Montemagno in quanto padrone di casa).
Considerato che Garr è il mio ispiratore principale per il public speaking, che osservando il lavoro di Nancy ho deciso di avviare il Presentation Design, che ho apprezzato il libro di Carmine e che nei miei seminari sono uso mostrare video di Marco direi proprio che non potevo mancare. E non sono mancato.
Della qualità degli oratori ne ho appena detto e non mi hanno deluso. Mi ha invece stupito in positivo il pubblico. E’ bello vedere anche a Milano così tante persone appassionate di questo tema, presentare, partecipare con entusiasmo passione e competenza. Donne e uomini d’affari, della comunicazione, studenti universitari, persone che presentano e/o realizzano presentazioni per altri.
Cosa dire dell’evento? Innanzitutto non posso che ringraziare Augmendy per avermi dato la possibilità e la gioia di incontrare Garr di persona. Era da tempo che meditavo una puntata nella mia ex-città, a Londra, solo per andarlo ad ascoltare, visto che finora era capitato più spesso all’ombra del gerkin che della madonnina.
Come poi accade durante le grandi presentazioni esci con un’energia rinnovata, ancora più convinto di dover fare la mia parte per debellare la morte da Powerpoint e soprattutto aiutare chi ha idee valide a comunicarle.
E anche alcune osservazioni pratiche. Innanzitutto Garr è risultato una persona estremamente alla mano e ha questa capacità di collegarsi con il pubblico. E’ una star del parlare in pubblico ma non ha il distacco della star. Potrebbe essere uno di noi. Solo un po’ più bravo. E crea quel “contatto” con il pubblico, parla con le persone, non alle persone.
Poi ci sono stati diversi problemi tecnici (forse troppi) sia di collegamento (Nancy e Carmine erano via Skype) che di microfono. Hanno influito sulla logistica, cambio di scaletta, Carmine “saltato” ma non sulla qualità dei contenuti. Grazie anche alla bravura di Marco nel gestire la situazione. E qui arriva uno spunto di riflessione per tutti noi.
Se Garr è bravissimo ma sembra uno di noi. Se un evento del genere ha una sequenza notevole di intoppi tecnologici (ma funziona lo stesso). Se tutti gli altri presentatori sono bravi e allo stesso modo umani come noi altri … non abbiamo scuse o motivi per non cercare di presentare anche noi allo stesso modo. O meglio, ognuno di noi con il proprio stile, ma con la stessa efficacia, passione e comunicatività. A volte qualche mio cliente pensa ma lui è Garr (Steve / Barack o chi altro volete) io sono io. Beh e allora? Diverso è se parlassimo di correre in MotoGP. Non siamo Valentino Rossi e non possiamo guidare come lui, in più non possiamo avere la sua moto. Ma anche se non siamo Garr, e non lo saremo mai, possiamo (dobbiamo) provare a presentare con la stessa passione, lo stesso entusiasmo. Evitando di cadere nelle noiose sequenze di slide zeppe di testo che uccidono l’attenzione e l’interesse del pubblico.
Come?
Ognuno con il proprio stile. Durante Successful Presentation mostro il metodo Takahashi, il metodo Lessig, Garr ha un suo stile, Montemagno è molto bravo nel “parlare” sopra a video in sincrono. Jobs ha un suo stile (su cui il libro di Gallo). Venerdì farò un seminario in cui tratterò specificamente il Visual Thinking. Insomma le possibilità non mancano, e non si tratta di copiare altri o fare qualcosa di cui non siamo capaci. Si tratta di conversare con le persone con il piacere e la volontà di trasmettere un’idea in una forma che interessi il pubblico.
Marco poi ha sottolineato che quando sei in TV (è anche un giornalista) devi essere sempre pronto all’imprevisto perché spesso le cose non vanno come devono andare. E ieri sera ne abbiamo avuto la controprova. Io sono abbastanza paranoico nel provare e ri-provare tutto (anche se poi qualcosa succede ogni tanto anche a me) … ma ieri ho apprezzato il bello …. della diretta. E mi sono ripromesso di provare a lasciarmi andare un po’ di più e prendere qualche rischio. Non è un consiglio che mi sento di dare agli altri, specie a chi vive parlare in pubblico con tensione o nervosismo. Però dopo 15 anni posso provare ad allentare un poco la rete sotto.
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