Prima di parlare dell’argomento di questo post vi invito a guardare questa presentazione di Barton Seaver. Perché la segnalo? Innanzitutto è uno chef e quindi per me questo è già motivo di grande interesse. Poi parla anche di sostenibilità alimentare. Con un’angolazione interessante: mangiare più pesce è un bene? Per noi forse, ma per il pianeta? Infine vi è un aspetto se vogliamo “didattico” sul parlare in pubblico. Buona visione e … a fra poco.
Al momento di scrivere questo post i sottotitoli sono disponibili solo in 4 lingue e non l’italiano.

Cosa ne pensate?

Inizierete a pensare al cibo in modo diverso (se già non lo fate)? Spero di sì.

E dell’oratore e della sua presentazione cosa possiamo dire?
Barton è sicuramente preparato, appassionato del suo argomento ed anche spiritoso (“la mamma ti ha sempre consigliato giusto: mangia le verdure!”). E’ probabile che si trovi a suo agio più fra i fornelli che su un palco, ma in ogni caso se la cava bene.

Ma i fogli in mano? Non l’elenco mostrato, ma parlo degli appunti. Vi piacciono?
In prima battuta possono dare l’idea che abbia bisogno di leggere per poter perorare la sua causa. In realtà si capisce presto che egli ha l’autorità e la competenza per presentare.
Malgrado ciò ogni tanto le scorre velocemente. Come mai?

Purtroppo Barton non è un mio cliente e quindi non posso sapere le motivazioni, posso solo fornire valutazioni esterne ed eventualmente provare a formulare alcune ipotesi.
La mia impressione è che in questo caso le note siano utilizzate come ancora d’appoggio, ovvero un elemento rassicurante per l’oratore. In caso di panico possono tornare utili e diminuiscono il nervosismo “mi ricorderò quello che dovrò dire?”. In più per molti, particolarmente tesi quando devono parlare di fronte a grandi audience, sono una forma di coperta di linus, ancora una volta non è detto che questo sia il caso.

Ad un certo punto del video riusciamo a sbirciarle anche noi, quando i fogli si girano, e si vede che non sono un elenco di punti o concetti pro-memoria stampati in grande (come dovrebbero essere) ma invece un discorso stampato in piccolo. Ciò mi fa pensare che in realtà Barton non le legga mai veramente, sarebbe molto difficile del resto riuscirci. Quando si ferma, dovrebbe abbassare lo sguardo, trovare il punto esatto, mettere a fuoco, leggere e quindi tornare a parlare.
Al massimo ogni tanto, scorrendo i paragrafi potrebbero servire per ricordarsi la sequenza di punti da trattare.

Il prezzo che paga per questo beneficio è quello di perdere un poco in naturalezza, avere le mani meno libere per gesticolare e muovere i fogli che non sono belli da vedere, danno una sensazione di oratore meno spontaneo o sicuro e non ultimo sono comunque un elemento di distrazione per il pubblico. Che invece dovrebbe concentrarsi al 100% sul messaggio esposto.

Come ovviare? Ci sono diverse possibilità.

Per avere l’ancora di salvezza in caso di black-out mentale è sufficiente avere le note su un tavolino a lato del palco da recuperare velocemente in caso di emergenza. Meglio che averle in mano.

Per ovviare alla spiacevole sensazione di sentirsi troppo esposti, quasi nudi, davanti all’audience bisogna canalizzare il nervosismo in energia positivo, attraverso la gesticolazione, il contatto visivo e l’entusiasmo.

Infine per avere una sorta di gobbo, ovvero il suggeritore per la scaletta del discorso, si può usare semplicemente una lavagna a fogli semovibili (aka flipchart) girata verso l’oratore con solo i punti principali scritti in grande.
Meglio ancora un PC portatile, sempre girato verso l’oratore, con una presentazione fatta sempre solo dai punti principali scritti in grande che si può scorrere con un telecomando. Non è necessario proiettare i supporti visivi, anzi meglio evitare, sono solo delle note elettroniche che possiamo scorrere a beneficio nostro.

E’ ora di pranzo. Vado a mangiare il mio riso con curry di verdure. Buon appetito e buona presentazione a tutti voi!