Qualche settimana fa ho avuto il piacere di assistere a [Cisco] Global Virtualization Conference. Sul palco si sono alternati diversi oratori di diverse aziende (sponsor dell’evento) fornendomi molti spunti per il mio lavoro. Oggi mi soffermo su uno, relativo al primo relatore: Silvano Gai.
La pagina linkata fornisce molte più informazioni però posso riassumere dicendo che era sicuramente il “pezzo forte” del programma. Chi è interessato pùò scaricare la sua presentazione insieme a tutte le altre.
Ora per un attimo immaginiamo che al posto suo sul palco ci fossi stato io, stessi contenuti, stesso delivery, stesso evento e stesso pubblico. Paolo Pelloni parla di tecnologia. Dall’audience sarei rimasto soddisfatto dei contenuti (scontato), spero altrettanto della capacità di presentazione (non è detto, sono spesso molto autocritico) ma credo che avrei avuto qualche perplessità sul taglio del materiale.
In più punti troppo tecnico, in relazione ai presenti in sala.
“Una buona presentazione ma i contenuti ed il linguaggio avrebbero dovuto essere più allineati con l’audience”.
Questo avrei osservato nonostante Gai sia stato estremamente bravo nello spiegare i passaggi più complessi, e quindi lo sarebbe stato anche il fantasioso io in sua vece. Non era necessario parlare di quei dettagli. A quel pubblico. Anche se lo sforzo per renderli comprensibili era ottimo. Nulla di grave, semplicemente si poteva “volare più in alto”.
Bene, ora dimentichiamoci Paolo che presenta e torniamo a Silvano Gai e alla realtà di quel giorno. Ho fatto quell’osservazione? No.
Eppure il pubblico non è cambiato, dal nostro volo pindarico qualche riga sopra. Nemmeno la presentazione, l’esposizione o le slide. Però è diverso il presentatore e questo cambia le carte in tavola. Non per il modo di presentare poichè avevamo assunto che avrei presentato allo stesso modo con le stesse parole. Ma per chi è l’oratore: la sua storia, la sua esperienza e ancor di più l’autorità sul soggetto. Che Gai faccia una presentazione più tecnica, dove in qualche punto l’audience possa fare più fatica a seguirlo, ci sta tutto. Anzi forse ci vuole.
Mi aspetto di stupirmi e ogni tanto perdermi ascoltando Margherita Hack, Heston Blumenthal o Carol Greider. Loro sono i massimi esperti nel loro settore. E’ naturale che viaggino ad un altro livello. Se invece fossero sempre incomprensibili non andrebbe affatto bene. Anzi.
Quando Jeremy Burgess spiega qualche dettaglio tecnico di troppo su come ha dovuto adattare la moto parlando per 5 minuti di corner speed apro la bocca in ammirazione. Ma se gli stessi dettagli arrivano da un product manager che non riesce a farsi capire allora la bocca la apro per sbadigliare.
Io sono spesso come il product manager invece di JB e quindi devo tenere a memoria che i miei contenuti devono sempre adattarsi al pubblico che ho di fronte. E voi?
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