Oggi dovrei forse parlare della “morte per Powerpoint” e dell’esercito americano visto che ieri era su La Repubblica a pagina 35, riprendendo il NYT e su molti siti di comunicazione. Ne parla anche Seth oggi e tanti altri. La mattina ne avevo accennato sia su Twitter che Facebook indicando la slide oggetto dell’articolo.
Invece voglio parlare di linguaggio, uso delle parole e semplicità di comprensione. Questa mattina guidando verso Milano ascoltavo Radio 24 e nel giro di meno di un’ora mi è capitato di ascoltare frasi che mi hanno dato da pensare sull’uso del linguaggio.
1) L’intervistato dice che così facendo si limita “l’oggetto sociale dell’industria” (per dire che gli editori non possono pubblicare le notizie). Mi sto ancora domando se oggetto sociale sia usato nel senso di ciò che tali aziende hanno nello statuto societario. Ma penso che per chi parlava sia più interessante se ora io mi interrogassi circa il decreto legge sulle intercettazioni (oggetto dell’intervista) invece che sulla cripticità delle frasi.
2) La pubblicità di un sito di scommesse on-line tutta centrata sul fatto che è un sito “facile da usare e comprensibile perché tutto italiano”. Nome del sito? Inglese. You Bet punto it. Senza lo spelling. Il target che vuole qualcosa in italiano farà fatica a digitarlo.
3) Altro intervistato parliamo di pompe di benzina e rincaro dei carburanti. Sento dire: “efficientare” la rete distributiva. Il termine esiste o quanto meno la Treccani lo considera un neologismo perché usato da La Repubblica nel 2005. Ma è proprio necessario utilizzarlo? Si legge male, ma suona ancora peggio.
Tre esempi diversi ma significativi.
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